Negli ultimi decenni l’inquinamento atmosferico ha cambiato radicalmente il clima planetario e le condizioni della biosfera.
Sono state organizzate molte iniziative e manifestazioni per poter manifestare contro l’inattività dei governi in fatto di salvaguardia della natura o contro le pratiche di alcune società e multinazionali che danneggiano l’ambiente.
Tuttavia sebbene il concetto di “ambientalismo” come lo conosciamo oggi sia nato solo intorno agli anni ‘60, i suoi principi vengono applicati fin dai tempi antichi.
Breve storia dell’ambientalismo
La protezione del territorio e dell’ambiente non è un fenomeno recente, infatti già in antichità alcune società si erano dotate di leggi a salvaguardia dell’ambiente.
I Romani, sin dai tempi della repubblica (V secolo a. C.), avevano leggi contro il disboscamento, ed istituirono un corpo di guardie che avevano il compito di proteggere e pattugliare i boschi sacri, ma anche di regolamentare il disboscamento e il rimboscamento delle altre foreste, vigilando sugli abusi.
Nell’Egitto dell’epoca di Tolomeo (IV secolo a. C.) l’abbattimento degli alberi era regolato dallo stato, ed erano previste sanzioni per qualunque sfruttamento di legname che non fosse stato autorizzato. Inoltre esistevano piantagioni di alberi gestite direttamente dallo stato, per favorire il rimboscamento.
Tuttavia, in seguito alla caduta dell’Impero Romano nel 476 d. C., molte di queste buone pratiche caddero in disuso. In epoca medievale lo sfruttamento delle foreste aumentò, e generalmente non erano previste regolamentazioni in materia.
In Inghilterra, nel 1272, fu approvata una delle prime norme “antismog”, emanata dal re Edoardo I, il quale aveva bandito l’uso del carbone a causa dei fumi emessi dalla combustione.
Sempre in tema di protezione delle foreste, gli Inca in Sud America avevano una legislazione sul disboscamento, la quale prevedeva che gli alberi potessero essere abbattuti soltanto con il permesso dello stato, e qualsiasi sfruttamento non autorizzato sarebbe stato sanzionato con la morte: queste informazioni ci sono pervenute grazie alle testimonianze dei Conquistadores spagnoli del XVI secolo.
Tuttavia solo dopo l’avvento della seconda Rivoluzione Industriale ci si rese conto dell’impatto che le azioni umane hanno sull’ambiente circostante.
Uno dei primi libri sull’argomento fu scritto da Geroge Perkins Marsh nel 1864, intitolato “Man and Nature: Or, Physical Geography as Modified by Human Action”(L’uomo e la Natura: o, la geografia fisica così com’è modificata dall’azione umana), in cui si teorizzavano i pericoli e le conseguenze della distruzione dell’ambiente da parte dell’uomo; veniva sfatato la teoria (allora in voga) dell’inesauribilità delle risorse, parlando di sviluppo sostenibile e di salvaguardia ambientale.
Iniziarono ad essere evidenti le prime conseguenze dell’inquinamento delle fabbriche alimentate a carbone, come ad esempio l’inquinamento dell’aria, l’aumento dei rifiuti e lo sversamento di sostanze chimiche nei corsi d’acqua.
Per contrastare questi fenomeni, nel 1865 fu fondata in Inghilterra una delle prime associazioni ambientaliste, la Open Spaces Society, seguiti dagli americani nel 1892 con il Sierra Club.
La prima associazione ambientalista internazionale, la IUCN (International Union for the Conservation of Nature, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), fu fondata nel 1948, ed è tutt’ora riconosciuta come membro osservatore delle Nazioni Unite.
Nel 1962 fu pubblicato il libro “Silent Spring” (Primavera Silenziosa) di Rachel Carson, in cui si evidenziava la gravità dell’impatto ambientale causato dalle azioni umane e dell’uso dei DDT: il libro influenzò moltissimo il movimento ambientalista negli anni ‘60, e portò al bando del pesticida nel decennio successivo.
Sempre negli anni ‘60 nacquero due tra le più note e importanti associazioni ambientaliste, il WWF e Greenpeace, e la comunità scientifica iniziava a fare ricerche sul riscaldamento globale.
Nel frattempo la gente comune, complice la cultura hippie, iniziava a preoccuparsi per la salvaguardia dell’ambiente, e furono promosse iniziative e movimenti ambientalisti.
La “Giornata della Terra”
Nel 1969 a Santa Barbara, in California, il guasto di un oleodotto causò lo sversamento di circa 16 mila metri cubi di greggio nell’oceano, comportando gravi danni all’ecosistema marino.
Per sensibilizzare la popolazione sui danni causati dal disastro petrolifero di Santa Barbara e sull’impatto ambientale delle attività umane in generale, il 22 aprile 1970 si tenne la prima “Giornata della Terra”, nata negli Stati Uniti come movimento universitario, ma che poi coinvolse tutte le istituzioni statunitensi, fino al presidente Richard Nixon, il quale piantò un albero nel giardino della Casa Bianca in segno di solidarietà.
La prima “Giornata della Terra” vide la partecipazione di circa 20 milioni di cittadini americani, e si decise di organizzarla il 22 aprile di ogni anno: col tempo questa iniziativa divenne sempre più nota e coinvolse sempre più e nazioni.
La “Giornata della Terra” del 1990 contribuì non solo all’aumento del riciclaggio dei rifiuti in tutto il mondo, ma anche ad aprire la strada per la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici che delle Nazioni Unite, che si svolse due anni più tardi a Rio de Janeiro.
Al giorno d’oggi quest’iniziativa coinvolge 193 nazioni, e milioni di persone in tutto il mondo vi partecipano.
Anti-ambientalismo e negazione dei cambiamenti climatici
C’è anche dello scetticismo nei confronti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, da parte di una minuscola parte della comunità scientifica, di parte dell’opinione pubblica, ma soprattutto da parte delle multinazionali e delle grandi aziende.
Gli scettici sostengono che i dati scientifici a supporto dei cambiamenti climatici siano stati erroneamente interpretati, esagerati, o siano addirittura falsi, il che creerebbe inutili allarmismi, dal momento che il fenomeno è causato per lo più da fattori naturali (eruzioni vulcaniche, inclinazione dell’asse terrestre, fasi solari, gas serra naturali), mentre l’impatto umano sarebbe minimo.
Ma vi sono anche frange apertamente anti-ambientaliste, che si scagliano contro gli ambientalisti, accusandoli di voler danneggiare le economie dei paesi industrializzati per motivi politici.
Solitamente questi gruppi sono composti da politici, oltre che dalle multinazionali, che antepongono i profitti alla salute dell’ambiente e dell’uomo.
Ad esempio, in una sua intervista del 2018 il Ministro degli Affari Esteri Brasiliano Ernesto Araújo, definì i cambiamenti climatici “una cospirazione Marxista a favore della Cina per ostacolare le economie occidentali”.
A volte accade che le multinazionali commissionino degli studi scientifici per potersi difendere dalle accuse di non rispettare l’ambiente, manipolando i risultati per poter screditare la causa ambientalista e difendere la propria reputazione.
Sia gli anti-ambientalisti che gli scettici condividono alcune argomentazioni a sostegno delle proprie tesi:
- è stato provato che la Terra nell’arco di milioni di anni abbia subito gravissimi cataclismi (eruzioni vulcaniche, impatti meteorici, ecc.), ma ciononostante è in grado di sostenere la vita, il che significa che il pianeta non è fragile come gli ambientalisti vogliano far credere: la Terra continuerà ad esistere, con o senza di noi;
- l’uomo per sua natura è in grado di adattarsi ai cambiamenti e di sopravvivere anche in condizioni estreme (basti pensare al fatto che alcune zone artiche o desertiche sono abitate): di conseguenza saremo in grado di adattarci tranquillamente ai cambiamenti climatici, ammesso che avvengano realmente;
- bisogna pensare prima alle persone e poi alla natura, salvaguardando i posti di lavoro e l’economia, dal momento che fenomeni come il disboscamento e lo sfruttamento minerario sono le uniche fonti di sostentamento per milioni di persone e le loro famiglie.
La salvaguardia dell’economia e dei profitti sono le ragioni che hanno spinto gli Stati Uniti a non ratificare il protocollo di Kyoto e a ritirare l’adesione all’Accordo di Parigi.
A rafforzare le tesi degli scettici e dei negazionisti del riscaldamento globale vi fu il caso Climategate nel 2009.
Quell’anno fu hackerato un server dell’Unità di Ricerca Climatica dell’università inglese della Est Anglia, e furono intercettate circa 2000 email, che riguardavano appunto il tema del riscaldamento globale.
Ciò che suscitò scalpore e scatenò molte polemiche fu una frase controversa contenuta in una delle mail intercettate: “Il fatto è che non possiamo giustificare la mancanza di riscaldamento al momento, e il fatto di non riuscirci è una pagliacciata”.
Gli anti-ambientalisti e gli scettici utilizzarono questa frase per rafforzare le proprie tesi, sostenendo che il riscaldamento globale fosse una farsa.
In realtà questa frase semplicemente faceva riferimento al fatto che era necessario monitorare in maniera migliore i flussi energetici coinvolti nelle variazioni di temperatura di breve periodo, ma è stata presa fuori contesto e strumentalizzata.
Questa ed altre frasi simili vennero intercettate nelle email del caso Climategate, e vennero strumentalizzate dagli scettici, ma si trattava in realtà di frasi totalmente decontestualizzate e male interpretate appositamente per poter screditare la comunità scientifica.
Lo scetticismo nei confronti dei cambiamenti climatici è presente anche nei media
Ad esempio, il giornale “Libero” nella sua prima pagina del 6 maggio ha pubblicato un articolo intitolato “Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo”, riferendosi all’insolita ondata di freddo che ha investito l’Italia in quel periodo.
Quello stesso giorno anche “Il Tempo” nella sua prima pagina pubblicò un articolo analogo: “Anche il tempo si è rotto di Greta. Effetto serra?” e il sottotitolo “Effetto serra? No, invece del riscaldamento ci troviamo a maggio con un gelo globale. […]”.
Entrambi i giornali sono caduti in errore, poiché hanno confuso la meteorologia con la climatologia, dal momento che la prima è influenzata direttamente dalla seconda; in altre parole se avvengono fenomeni meteorologici insoliti e fuori stagione, ciò è dovuto principalmente al riscaldamento globale.
Inoltre, “Il Tempo” nel titolo del proprio articolo ha anche attaccato personalmente l’ambientalista svedese Greta Thunberg, non fermandosi al semplice scetticismo nei confronti del riscaldamento globale.
Ambientalismo ed ecoterrorismo
Sin dagli anni ‘60 si sono tenute proteste in difesa dell’ambiente, e una della prime è quella degli attivisti di Greenpeace contro i test nucleari americani in Alaska del 1969, e la cui fama diede vigore alla causa ambientalista, mentre l’anno successivo, nel 1970, si svolse la prima “Giornata della Terra”, la quale godette di un vasto seguito; si trattava di proteste pacifiche.
Tuttavia a volte capita che le manifestazioni degenerino in scontri con le forze dell’ordine, come ad esempio le proteste del movimento No TAV in corso dalla metà degli anni ‘90 nella Val di Susa (provincia di Torino), oppure quelle dei nativi americani del Nord e Sud Dakota contro la costruzione di un oleodotto nella loro riserva, avvenute nel 2016: in entrambi i casi le manifestazioni sono degenerate in violenze con conseguenti arresti e feriti sia tra i manifestanti che tra le forze dell’ordine.
Esistono anche associazioni ambientaliste radicali, che sfruttano il vandalismo e la violenza per poter salvare l’ambiente, e accusano gli altri movimenti pacifici di non fare abbastanza per risolvere i problemi del pianeta.
Il primo ad affrontare il tema dell’ambientalismo radicale fu lo scrittore americano Edward Abbey, che nel 1975 pubblicò il romanzo “The Monkey wrench Gang” (La gang della chiave inglese), la cui trama era incentrata su un gruppo di ambientalisti statunitensi che compiva atti di vandalismo ai danni di infrastrutture che danneggiavano l’ambiente, e il cui simbolo era appunto una chiave inglese.
Questo libro divenne così popolare che creò un neologismo nella lingua inglese: “monkey-wrenching”, per indicare un atto di sabotaggio.
Tra il 1979 e il 1980, traendo ispirazione dal romanzo di Abbey, fu fondato il primo movimento ambientalista radicale, Earth First! (Prima la Terra!), che alternava atti puramente dimostrativi a veri e propri sabotaggi ai danni di varie imprese dell’industria del legname statunitense: il loro simbolo è una chiave inglese ed un martello di pietra.
Nel 1992 in Regno Unito nacque l’Earth Liberation Front (Fronte di Liberazione della Terra), resosi responsabile di sabotaggi ai danni dell’industria del legname, degli OGM, dell’ingegneria genetica ed automobilistica.
Queste due sono le più note associazioni ambientaliste radicali, e sono riuscite a riscuotere consensi ed arruolare attivisti da tutto il mondo; esistono decine, se non centinaia, di associazioni simili, ma queste rappresentano soltanto una esigua minoranza delle associazioni ambientaliste.
Greta Thunberg, tra attivismo e polemiche
Nell’agosto del 2018 la studentessa svedese Greta Thunberg, per protestare contro gli incendi boschivi che erano avvenuti in la Svezia e per far sì che venissero rispettati gli impegni presi dal suo paese nell’Accordo di Parigi sulla diminuzione delle emissioni di CO2, decise di non andare a scuola e manifestare davanti al Parlamento Svedese portando un cartello con su scritto “Sciopero scolastico per il clima”.
In seguito, dopo le elezioni politiche tenutesi il 9 settembre, Greta decise di scioperare solo il venerdì, e fondò il movimento studentesco “Fridays for Future” (Venerdì per il futuro), e nel frattempo il suo sciopero scolastico aveva attirato l’attenzione dei media di varie nazioni.
Nel dicembre 2018 tenne un discorso al Vertice sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite a Katowice (Polonia), in cui evidenziò le gravi conseguenze a cui l’umanità potrebbe andare incontro se non si interviene immediatamente.
Il 15 marzo la studentessa organizzò “Sciopero mondiale per il futuro”, iniziativa ambientalista che si svolse in 1700 città di tutto il mondo (Italia compresa) e vide una vastissima partecipazione di giovani.
Il 17 aprile visitòPapa Francesco, con il quale ha parlato del pericolo dei cambiamenti climatici e del fatto che i governi attuali stanno facendo troppo poco per ostacolare il fenomeno.
Per il 24 maggio 2019 è stato indetto un secondo “sciopero mondiale”, al quale hanno partecipato milioni di studenti e ambientalisti in tutto il mondo.
A causa della grande influenza che ha sulle giovani generazioni e della grande risonanza mediatica di cui gode, vi è un certo scetticismo nei confronti di Greta Thunberg, e la giovane non solo è stata accusata di essere succube dei poteri forti, ma ha addirittura subito attacchi personali.
Tra le accuse più comuni e note vi sono:
- il fatto di aver sfruttato la fama dei genitori (un attore e una cantante lirica molto noti in Svezia) per farsi strada;
- il fatto di aver fatto leva sulla propria malattia (la sindrome di Asperger, di cui l’attivista svedese soffre in forma lieve) per ottenere successo;
- il fatto che altri sfruttino la sua malattia (che in certi casi lede in parte la capacità di giudizio del malato) e la sua fama per manipolarla;
- il fatto di non essere una vera ambientalista, in quanto circola una foto che la ritrae mentre usa dei contenitori in plastica;
- il fatto di essere diventata così famosa in così poco tempo a soli sedici anni fa pensare che Greta Thunberg sia un personaggio creato ad hoc, niente più che una trovata pubblicitaria da sfruttare per fare marketing.
Vi sono anche accuse di natura complottista, come ad esempio il fatto che Greta Thunberg faccia parte della massoneria, o che venga manipolata da essa.
L’ unica accusa che effettivamente trova riscontro nella realtà è quella di essere stata sfruttata per la sua immagine, come è stato dimostrato da un’inchiesta del giornale svedese “Svenska Dagbladet”.
Si è scoperto che alla fine del 2018 Greta era stata assunta come consulente volontaria presso l’associazione ambientalista svedese “We Don’t Have Time”, la quale ha utilizzato l’immagine della giovane senza il suo permesso e a sua insaputa, riuscendo a guadagnare circa dieci milioni di corone svedesi (circa 930 mila euro), senza mai corrispondere alcuna somma di denaro alla giovane attivista.
In una nota ufficiale l’associazione “We Don’t Have Time” ha negato di aver sfruttato la ragazza per profitto, affermando di usare frequentemente i propri attivisti a scopi comunicativi, e ha confermato il fatto di non averla mai pagata né per il ruolo di consulente, né per il diritti di immagine.
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Greta ha smesso di collaborare con l’associazione.
Oltre alle accuse e alle critiche c’è chi mette in dubbio l’efficacia della protesta, dal momento che coinvolge i più giovani, i quali, non avendo ancora il diritto di voto, dal punto di vista politico non possono contribuire alla protezione dell’ambiente, e che questi “scioperi per il clima” siano solamente un evento passeggero e destinato a cadere nel dimenticatoio, così come Greta.
C’è anche chi ha espresso preoccupazione per il fatto che la ragazza stia saltando la scuola per manifestare, dal momento che a differenza di un normale sciopero, in cui i lavoratori creano un danno all’azienda, uno “sciopero scolastico” non danneggia la scuola, ma gli studenti che rinunciano all’istruzione.
Come accennato, oltre a critiche e accuse la ragazza ha anche ricevuto insulti : sia la gente comune che alcuni giornalisti hanno tentato di screditarla.
In ogni caso Greta Thunberg è riuscita a sensibilizzare sia i giovani che la società civile in generale, a far sì che i mass media dedicassero ampio spazio al fenomeno del riscaldamento globale, a ricordare ai politici che la natura è in pericolo, e che l’estinzione delle specie animali e vegetali sarebbe devastante anche per l’uomo.
Rispetto dell’ambiente e inquinamento
Soltanto lo sforzo congiunto dei governi e della società civile possono scongiurare l’aumento del riscaldamento globale, le conseguenze dei cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Le Nazioni Unite hanno cercato di arginare il problema con i trattati di Kyoto e Parigi, mentre le nazioni si sforzano per rispettare gli impegni presi con la ratifica di questi trattati.
La gente è oramai consapevole dei rischi che si corrono se non si pone rimedio all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse, e le associazioni ambientaliste fanno campagne di sensibilizzazione e informazione.
Si sta gradualmente passando a fonti energetiche rinnovabili, ad elettrodomestici efficienti, ad automobili meno inquinanti, e chiunque non faccia la raccolta differenziata dei rifiuti rischia pesanti sanzioni; si ha sempre più spesso notizia di semplici cittadini che raccolgono i rifiuti nei parchi, nei giardini, nelle spiagge.
Alcune specie animali in grave pericolo di estinzione sono preservate all’interno di riserve e parchi protetti, e il loro numero sta di nuovo aumentando, e gravose sanzioni sono comminate ai bracconieri.
Tuttavia nel frattempo le grandi industrie e multinazionali continuano ad emettere gas nocivi e a non smaltire composti chimici tossici, abbandonandoli illegalmente, soprattutto nelle nazioni del terzo mondo.
Sempre in queste nazioni la raccolta differenziata dei rifiuti spesso non viene effettuata, o addirittura i rifiuti vengono abbandonati; inoltre veicoli ed elettrodomestici sono vecchi, inquinano di più e consumano più energia.
Altre nazioni industrializzate, come la Cina, l’India e gli Stati Uniti continuano ad utilizzare centrali a carbone e altri fonti inquinanti, che rappresentano le loro principali fonti energetiche, lasciando poco spazio a quelle rinnovabili.
Se da un lato si stanno facendo progressi per poter contrastare i cambiamenti climatici e l’inquinamento, dall’altra si continua ad inquinare e ad adottare pratiche scorrette nello smaltimento dei rifiuti.
Se le temperature aumenteranno di 2 gradi entro il 2100, il genere umano andrà in contro a molti problemi, causati sia dall’aumento della temperatura che dalla conseguente perdita di biodiversità.
L’ uomo sta cercando di migliorare la situazione e correre ai ripari, ma c’è ancora molta strada da fare.